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La Dieta Mediterranea è indicata per i pazienti Fabry

“Dal momento che la malattia di Fabry è caratterizzata da un’infiammazione latente causata, almeno in parte, da eccessiva produzione di radicali liberi e da alterazioni dell’autofagia indotte dall’accumulo lisosomiale, alcuni regimi alimentari, come la Dieta Mediterranea, sono in grado di attenuare i processi infiammatori mentre particolari approcci dietetici sono stati in grado di normalizzare il processo autofagico in studi condotti su modelli animali di malattie lisosomiali”.Lo ha spiegato Francesco Francini, U.O.C. Nutrizione Clinica, Azienda Ospedaliera di Padova, relatore al Convegno che si è svolto all’interno del Meeting Nazionale dei Pazienti Fabry organizzato da Aiaf a Rimini lo scorso 23 e 24 marzo.
“L’approccio nutrizionale alla malattia di Anderson-Fabry si pone due obiettivi – ha spiegato Francini - trattare manifestazioni della patologia per cui è riconosciuta efficace una specifica terapia dietetica (ad es., la nefropatia), e interferire con i processi alla base della malattia, quali infiammazione, eccessiva produzione di radicali liberi e alterazioni del processo autofagico. Il coinvolgimento renale, che avviene sotto forma di sindrome proteinurica o di insufficienza renale cronica, prevede il trattamento con restrizione sodica nel primo caso e con dieta a apporto limitato di proteine, sodio, potassio e fosforo nel secondo”.
“Le manifestazioni gastrointestinali, in particolare quelle intestinali, presentano in molti casi una sintomatologia simile a quella della sindrome del colon irritabile – ha concluso -  Questa condizione risente positivamente di accorgimenti dietetici tra i quali recentemente si è dimostrata efficace la riduzione degli alimenti ricchi di FODMAP (oligo-, di- e monosaccaridi fermentabili e polioli)”.