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Disabilità e lavoro, a che punto siamo?

Disabilità e lavoro, a che punto siamo?

Secondo i dati raccolti dal Boston Consulting Group, il 46% dei lavoratori non rivela la propria disabilità sul posto di lavoro per timore di discriminazioni e pregiudizi, mentre il 43% che ha il coraggio di farlo afferma di aver subito discriminazioni

In Italia il binomio disabilità e lavoro crea ancora non pochi grattacapi. Ma anche all'estero la situazione non è delle migliori. A rivelarlo è lo studio “Your Workforce Includes People with Disabilities. Does Your People Strategy?”, condotto dal Boston Consulting Group (BCG) attraverso sondaggi su quasi 28.000 dipendenti in 16 Paesi nel mondo (compreso il nostro).
Colpiscono soprattutto due dati: i lavoratori con disabilità hanno minori livelli di soddisfazione personale rispetto ai colleghi che non ne hanno, ma soprattutto – nel caso di disabilità invisibili – molti nascondono la loro condizione, per paura di essere discriminati.

Lo stato d'animo dei portatori di disabilità sul luogo di lavoro è stato indagato attraverso l'indice BLISS di BCG (Bias Free, Leadership, Inclusion, Safety, and Support), che misura - su una scala da 1 a 100 - quanto i dipendenti si sentano inclusi e soddisfatti.

Dai dati ottenuti emerge che i lavoratori con disabilità riportano livelli più bassi di inclusione rispetto ai colleghi senza disabilità, con un punteggio medio dell'indice BLISS di 3 punti inferiore e una probabilità di 1,5 volte maggiore che questi abbiano sperimentato discriminazione nella propria organizzazione.

L'Italia rimarrebbe in linea con questi risultati, visto che riporta 2.8 punti in meno nell'indice BLISS per le persone con disabilità, per le quali la probabilità di aver vissuto situazioni di discriminazione sale addirittura all'1,8%.
Il Boston Consulting Group ha inoltre rilevato come le persone con disabilità abbiano un'esperienza lavorativa tendenzialmente più negativa: per chi presenta una disabilità, la probabilità di dichiararsi felici nel posto di lavoro scende di 6 punti percentuali, affermando che il lavoro ha un impatto negativo sul proprio benessere mentale e fisico, e sulle relazioni con amici e familiari con maggiore frequenza (+15%).

Anche il fatto di tacere la propria condizione colpisce molto: secondo lo studio, le persone che dichiarano una disabilità sul posto di lavoro sono circa il 25%... peccato che la maggior parte delle aziende riferisca invece di avere pochi dipendenti con disabilità: soltanto dal 4% al 7% in media. Com'è possibile, quindi, che le aziende non conoscano il reale numero di dipendenti con disabilità? Questa distanza tra i tassi di prevalenza riportati dalle varie organizzazioni e i tassi di autoidentificazione che i dipendenti hanno condiviso con BCG si spiega con l'ipotesi che i dipendenti con disabilità non escano allo scoperto con i loro datori di lavoro, perché probabilmente temono lo stigma o un impatto negativo sulla sicurezza o sulle prospettive di promozione al lavoro.

In Italia i dipendenti intervistati che riportano una disabilità o una condizione di salute cronica sono il 21% (su un campione di 1.446 intervistati), ma di questi, ben il 46% dichiara di non aver rivelato la propria disabilità sul posto di lavoro per timore di discriminazioni e pregiudizi, mentre il 43% che ha avuto il coraggio di farlo afferma di aver subito discriminazioni.

Come risolvere questo quadro spiacevole?
Secondo la BCG, per prima cosa, bisognerebbe prevedere politiche e programmi incentrati sui dipendenti, in quanto ne aumenterebbe il senso di inclusione. Se applicate in azienda, infatti, i lavoratori con disabilità riportano un punteggio nell'indice BLISS più alto, passando da 51 a 74 punti e superando anche il punteggio medio per i dipendenti senza condizioni cliniche particolari, che si attesta sui 65 punti.

Sempre secondo gli autori dello studio, utile sarebbe utilizzare programmi di mentorship, che migliorano il sentimento di inclusione per i dipendenti con disabilità, nonché il sentimento di felicità nel viversi il posto di lavoro. Infatti, secondo i dati il 77% dei lavoratori con un mentore dichiara di essere felice, contro il 57% che ne è sprovvisto.
Infine, si potrebbe migliorare l'accessibilità dell’ambiente di lavoro: attrezzature e software su misura, insieme ad accordi di lavoro flessibile, migliorano in modo significativo i risultati dell'indice BLISS. Nel caso in cui le richieste di attrezzature adatte vengano soddisfatte, i dati mostrano un aumento di ben 17 punti rispetto ai casi in cui tali misure vengano negate, con un miglioramento anche nel punteggio medio dell'indice, che si avvicina così a quello dei dipendenti senza disabilità, con una differenza di circa 1 punto.